"Prometheo
News" è il bollettino inviato periodicamente per tenervi
informati sulle iniziative della Prometheo e del nostro
portale, Italia.ms. Inoltre potete trovare notizie e consigli
per utilizzare al meglio Internet ed il vostro PC.
Questo numero è stato inviato a 5.048 abbonati. Passaparola!
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invita i tuoi amici, conoscenti, colleghi, parenti vicini e
lontani, ad abbonarsi gratuitamente semplicemente inviando una
email a mailto:xnews@prometheo.it
con oggetto "Richiesta Newsletter". Grazie in
anticipo per il tuo sostegno!
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Le Novità
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E così siamo arrivati al numero 20 della nostra newsletter!
Il primo numero uscì il 19 febbraio del 1999 e contava ben...
25 abbonati! Oggi abbiamo superato la quota di 5.000 abbonati
e cosa più importante riceviamo molti apprezzamenti per il
lavoro che stiamo portando avanti e ciò ci spinge a fare
sempre di più e meglio. Un grazie a tutti voi che ci state
seguendo.
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Dato il numero significativo di indirizzi email, può essere
interessante dare un occhiata alle statistiche sui domini di
posta utilizzati dai nostri abbonati, in quanto ci possono
dare un'idea su quali sono quelli più utilizzati, in
generale, in Italia.
Al primo posto troviamo libero.it e tin.it entrambi al 22%,
seguono tiscalinet.it (11%), iol.it (3%), hotmail.com (3%),
inwind.it (2%). Poi all'1% troviamo in ordine decrescente
freedomland.it, infinito.it, freemail.it, interfree.it,
yahoo.it e mclink.it.
Seguono katamail.com, galactica.it, flashnet.it, supereva.it,
yahoo.com e virgilio.it, in tutto sono 186 i server con più
di un indirizzo (da 2 a 24) ed infine ci sono 897 domini con
un unico indirizzo.
Tra gli indirizzi email sono presenti 11 comuni e 10 province
italiane. Come domini di primo livello oltre ai classici com,
net, org, edu, troviamo anche molti altri domini non italiani:
ar (Argentina), at (Austria), au (Australia), be (Belgio), br
(Brasile), ca (Canada), ch (Svizzera), de (Germania), es
(Spagna), fr (Francia), jp (Giappone), mt (Malta), se
(Svezia), sm (San Marino), uk (Regno Unito), uy (Uruguai), ve
(Venezuela), zw (Zimbabwe). Una newsletter internazionale!
Quando arriviamo a quota 10.000 (presto!) vi aggiorno sulle
nuove statistiche.
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Progetto 2000: Ora siamo presenti anche a Viterbo! In
collaborazione con la Essemme abbiamo attivato il nuovo
Prometheo Education Center (il primo nel Lazio). Informazioni
dettagliate le trovate qui:
http://www.prometheo.it/sedi/viterbo/
Abbiamo già fissato le date dei primi corsi, il calendario
come al solito è possibile consultarlo qui:
http://www.prometheo.it/calendario.html
Se siete anche voi interessati ad aprire un centro di
formazione informatica nella vostra città appoggiandovi al
know how ed alla struttura consolidata della Prometheo potete
trovare dettagliate informazioni sul nostro progetto qui:
http://www.prometheo.it/franchising/
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Vi segnalo che abbiamo pubblicato sul sito un interessante
articolo di Stefano Tamascelli, responsabile per la ricerca e
lo sviluppo del software della XTeam Software Solution.
Nell'articolo viene presentata una panoramica sugli algoritmi
utilizzati nei videogame per realizzare oggetti/personaggi con
"comportamenti" ragionevoli e coerenti.
"L'intelligenza artificiale nei videogame" lo
trovate qui:
http://www.prometheo.it/articoli/iagiochi.html
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Siti Interessanti
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Girovagando in Rete ho trovato un interessante introduzione ai
Fondi Etici d'Investimento. E' un capitolo di una tesi sulla
Finanza Etica, e anche se l'impaginazione andrebbe senz'altro
migliorata, la qualità del contenuto compensa l'estetica non
curata.
http://users.iol.it/gian-a-b/fonditesi.htm
Ecco come viene definita la Finanza Etica:
La finanza etica, mira ad introdurre come parametri di
riferimento oltre al rischio ed al rendimento anche il
riflesso del fondo sull'economia cosiddetta "reale",
a modificare i comportamenti "finanziari" in senso
più sociale e a finanziare tutte le attività che si
rivolgono al settore del non-profit, alla salvaguardia
ambientale e promuovono il rispetto della persona intesa nel
senso più ampio possibile. Essa punta pertanto ad elaborare
degli indicatori che affianchino alle variazioni percentuali
delle performance e del rendimento l'aumento dell'alfabetizzazione
nell'area in cui si è investito, il numero di PC, l'accesso
all'acqua potabile, il numero di abitanti per medico, la
speranza di vita, ecc... parametri che, nelle analisi proposte
da "Il Sole 24 Ore" sono usualmente affiancati alla
crescita del Pil, alla variazione dell'inflazione, al servizio
del debito sulle esportazioni e così via.
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La pagina principale del sito (da cui potete accedere anche
all'indice della suddetta tesi) è:
http://users.iol.it/gian-a-b/
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Report è il programma di giornalismo televisivo d'inchiesta
realizzato da Milena Gabanelli. In onda la domenica alle 23.00
su Rai 3, Report è un esempio di giornalismo impegnato che
rompe con gli schemi e i metodi tradizionali ed affronta volta
per volta argomenti "scomodi" e scottanti, basandosi
su dati precisi e documentati. Ecco alcuni fatti rilevati
dalle inchieste della trasmissione: il latte artificiale per i
neonati costa in Italia due o tre volte di più che nel resto
dell'Europa; i politici non pagano le multe per le affissioni
abusive dei manifesti elettorali; la presenza del cambio
agevolato e di altri privilegi degli abitanti di Campione
d'Italia (unica enclave italiana, situata in Svizzera), negli
altri paesi europei i lavori autostradali vengono proseguiti
anche di notte per evitare disagi agli utenti, in Italia no.
Il sito, in cui potete trovare gli articoli sulle inchieste
già trasmesse ed altre notizie sul programma, è:
http://www.report.rai.it/
In particolare vi segnalo l'articolo sulle affissioni abusive
dei manifesti elettorali:
http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=18
di cui vi riporto un breve estratto:
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Per legge un manifesto elettorale andrebbe affisso in spazi
che ogni comune è tenuto ad allestire con l'obiettivo di
regolamentare la propaganda politica ma, soprattutto in
campagna elettorale, i manifesti dei candidati politici
finiscono per coprire chilometri di muro, cassonetti,
centraline elettriche e quanto altro possibile nelle nostre
città, specialmente nel Sud.
Per legge tutti questi manifesti abusivi vanno multati: da un
minimo di duecento mila lire a un massimo di due milioni per
ogni manifesto, per ogni giorno che rimane affisso. Pertanto
le multe ammontano a qualche decina di miliardi, infatti solo
nel mese di settembre a Roma sono state appioppate multe per
un miliardo.
Ma di questi soldi quanti ne entrano nelle tasche del Comune?
Durante le amministrative del '97, per esempio, sono stati
pagati solo 10 milioni di lire, ed hanno pagato 15 persone su
trecento.
[...]
Perché, per esempio, quando noi prendiamo una multa dobbiamo
pagare entro 60 giorni. Ma quando è un politico ad affiggere
abusivamente, il vigile urbano può solo notificare
l'infrazione al prefetto, il quale, per legge, ha cinque anni
di tempo a disposizione per stabilire l'importo, emettere
l'ordinanza di pagamento e trasmetterla alla esattoria
comunale: e di qui al pagamento ancora ne corre. Perché il
politico ha un'altra arma, la sanatoria, vale a dire: non paga
per nulla.
Come è successo nella finanziaria del '96, con un
emendamento, tutti i politici si sono sanati i loro miliardi
di multe con un milione a persona o a partito.
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Vi segnalo il sito di una mia cara amica, la dottoressa Maria
Figlia, psicologa di indirizzo rogersiano. Il paradigma
Rogersiano si avvale dello strumento dell'empatia per
provocare cambiamenti positivi negli individui e favorire la
crescita personale. Questo paradigma, oltre ad essere una
efficace modalità terapeutica, è anche un mezzo utile nella
prevenzione della salute mentale e si propone di migliorare il
benessere individuale, nonché le relazioni nell'ambito
interpersonale, scolastico ed aziendale.
Sul sito potete trovare documenti sulla relazione di aiuto,
sull'importanza e sulle modalità dell'ascolto, sulla sua
applicazione nella psicoterapia e nel suo uso come strumento
per guidare il cambiamento organizzativo nelle aziende e nella
Pubblica Amministrazione. L'indirizzo è:
http://www.psicoaiuto.it/
Se volete potete anche compilare un piccolo test di
autovalutazione. Un "Esercizio di consapevolezza":
http://www.psicoaiuto.it/autovalutazione.html
Inviandolo Maria vi aiuterà a farvi un'idea dei vostri
livelli di competenza e dei vostri punti deboli.
Di seguito, come piccolo assaggio, vi riporto un piccolo brano
sulla comunicazione, tratto dal sito.
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La comunicazione presenta tre aspetti: la trasmissione, gli
effetti che produce e il contenuto.
La trasmissione riguarda il modo in cui il messaggio viene
trasmesso.
Gli effetti che produce sono le conseguenze e queste possono
essere funzionali e disfunzionali alla comunicazione, nel
senso che, possono tendere ad aprirla o a bloccarla. Questi
effetti dipendono e sono strettamente collegati al contenuto
della comunicazione.
Il contenuto può essere assertivo, aggressivo e vittimistico.
La comunicazione assertiva è chiara, sintetica, esplicita. In
tal caso il parlante si prende la responsabilità di dire ciò
che pensa.
La comunicazione aggressiva è quella che sottende un
rimprovero. (Esempio: " Si può sapere cosa hai
fatto?"). Chi ascolta alza le barriere.
La comunicazione vittimistica è quella con la quale si
esprimono i propri bisogni in maniera da colpevolizzare
l'altro. (Es.: "Non ce la faccio più ad
ascoltarti"). L'effetto di questa comunicazione è di
produrre nell'altro una reazione di evitamento, bloccando
così la relazione. Nel vittimismo c'è sempre un
atteggiamento passivo-aggressivo.
Di fronte ad una comunicazione aggressiva (Es.: "Si può
sapere dove hai messo il libro?"), si può rispondere:
a) in maniera assertiva (es.: "Nel secondo
cassetto")
b) in maniera aggressiva (es.: "Ma perché non puoi
cercarlo?")
c) in maniera vittimistica (es.: "Ma non puoi sempre
chiedermi tutto!")
La risposta aggressiva ha come effetto quello di provocare in
chi ascolta, altra aggressività.
La relazione quindi diventa simmetrica e non complementare.
Si ha comunicazione simmetrica quando si utilizza la stessa
modalità dell'interlocutore (aggressiva o vittimistica).
In tal caso la comunicazione è disfunzionale fino ad arrivare
all'escalation simmetrica (esasperazione del conflitto).
Si ha comunicazione complementare quando si interrompe la
modalità aggressiva o vittimistica dell'interlocutore,
perché si utilizza la comunicazione assertiva, facendo sì
che l'altro, si prenda le proprie responsabilità. Poiché fa
chiarezza e apertura, questa comunicazione è funzionale.
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Le Segnalazioni di Lucio Costa: Dimmi come bruchi e ti
dirò chi sei!!!
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Il sostantivo inglese "browse" denota la
"brucatura" e, insieme, i ramoscelli e i germogli
che i simpatici animaletti frequentano allo scopo.
"Brucare" è "to browse" e questo verbo
esprime anche, figurativamente, l'atto di "leggiucchiare
spigolando", ossia "saltellando di pagina in
pagina". Permettere di saltare da una pagina all'altra
è, si sa, il nocciolo dell'ipertesto e, pertanto, della web.
Ma, come l'elicottero e lo sciacquone, anche l'ipertesto
elettronico ha i suoi antesignani. Pare che il suo Leonardo fu
un tale Capitano Agostino Ramelli, vissuto verso la fine del
secolo XVI. Sua è la "ruota della lettura", un
meccanismo capace di far ruotare diversi libri per alternare
rapidamente le pagine dei volumi desiderati. Il click del
mouse sul link ipertestuale è, dunque, la versione
tecnologicamente avanzata della manovella del Capitano Ramelli.
Sebbene di acqua ne sia passata, la sete dei surfisti sembra
non essersi sopita e nuovi modi di... brucare sono stati già
reclamati e soddisfatti. Per esempio: perché accontentarsi di
visualizzare una sola pagina per volta? Come, forse, saprete,
BroadPage
http://www.broadpage.com
è un browser commerciale che gestisce la visualizzazione
contemporanea di una gran quantità di finestre, permettendo
di mantenere sott'occhio le numerose pagine web che ci si era
promesso di scorrere a una a una.
Immaginate di essere giornalisti e di doversi quotidianamente
abbeverare alle maggiori agenzie di stampa: con BroadPage
potrete averle sul vostro schermo tutte in una volta! Ehmm...,
Marc Fest, un giornalista indipendente di origine tedesca, non
la pensava proprio così. Dalle fredde brume teutoniche si era
trasferito a Miami, le cui spiagge, come ha raccontato, gli
sembravano troppo attraenti per potersene stare tutto il
giorno al computer. Così, escogitò un programma ad hoc che,
automaticamente, gli assemblasse, in una sola le varie pagine
desiderate. Era nato QuickBrowser, il primo dei "metabrowser"
e, a tutt'oggi, il più semplice da usare:
http://www.quickbrowse.com
Al momento, la dizione di "metabrowser" resta, in
verità, un'etichetta piuttosto generica per indicare vuoi
servizi sottoscrivibili in rete, vuoi programmi installabili
direttamente sul proprio computer che, in automatico,
assolvono a compiti fondamentalmente riassumibili così:
i) estrarre da una serie di pagine desiderate i contenuti che
interessano e assemblarli in modo personalizzato su una
medesima pagina web;
ii) unificare la gestione di più password e account.
"Personalizzazione" e "semplificazione"
sono, quindi, le loro parole d'ordine. Invero, portali e
motori di ricerca di rilievo offrono già da tempo la
possibilità di personalizzare la visualizzazione delle loro
pagine (celebri le skins di Neoplanet, adattabili a ogni
occasione): nel caso dei metabrowser, tuttavia, l'esito non
concerne la facciata, quanto i veri e propri contenuti.
Inutile dire che l'atto di realizzare pagine Frankenstein con
membra di pagine altrui ha già fatto gridare allo scandalo i
difensori del copyright.
A quali siti approdano le precedenti chiacchiere? Beh...
perlomeno ai
seguenti:
A) Servizi
http://www.quickbrowse.com
http://www.octopus.com
http://www.calltheshots.com
http://www.yodlee.com
http://www.clickmarks.com
B) Programmi
http://www.katiesoft.com
http://www.netbility.com
http://www.redsoft.ch
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Winners Corner by Pietro Aterno
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Ci siamo lasciati lo scorso mese parlando di Leadership e di
Imprenditori. Questa volta parleremo dell'importanza di
distinguere le varie personalità.
E' una capacità che risulta necessaria quando si intraprende
o si sta già facendo un'attività di Vendita o di Promozione
o di Diffusione. Alcuni illustri conoscitori di questo settore
lavorativo, stimano che nei prossimi anni diventerà sempre
più importante il contatto diretto con le persone, laddove
Internet potrà essere un efficace strumento di diffusione
delle informazioni.
Le persone amano conoscere il proprio interlocutore e la prima
volta è sempre l'incontro decisivo. Per questo motivo si
insegna alle persone di essere ben preparati per il primo
incontro: il giusto atteggiamento, l'equilibrio nel parlare,
la buona gestione delle obiezioni e delle contestazioni, il
saper cogliere i segnali.
Le aziende cercano questi personaggi cosiddetti
"businessperson" e quelli che operano in autonomia
devono essere businessperson.
Il concetto di azienda "atomizzata" è quello oggi
vincente: quando un progetto aziendale riesce a concretizzare
tanti businessperson come propri atomi intelligenti e capaci,
questa è un'azienda vincente e oggi con Internet è il
modello da emulare e da duplicare!
Ogni businessperson esegue per lo più progetti avviati da lui
stesso, realizza ad hoc la soluzione, lavora con l'aiuto di
esperti interni o esterni all'azienda e valuta la propria
performance a fronte dei risultati concreti, principalmente
sulla base dei giudizi del cliente e dei compagni di Team.
Da questo punto di vista essi sono dei veri Project Manager...
Ma ne parleremo la prossima volta! Bye
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Angolo della Lettura
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Il brano che vi propongo fa parte di un saggio sul romanzo di
Guy de Maupassant, scritto nel 1887 e pubblicato come
introduzione al suo romanzo "Pierre e Jean". Nel
saggio analizza le modalità con cui un romanzo si può
rapportare con la realtà e illustra i meccanismi che può
utilizzare un romanziere. Ho trovato le sue considerazioni
molto profonde, in quanto vanno oltre la scrittura di un
romanzo, investendo la vita ed il nostro pensiero. Vi auguro
una Buona Lettura.
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Questo è tutto. Alla prossima!
Massimo Di Bello
Amministratore Unico
Prometheo Srl
mailto:mdibello@prometheo.it
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Appendice A: Brano tratto dal volume "Maupassant -
Romanzi"
Grandi Classici Oscar Mondadori - Traduzione di: Arnaldo
Colasanti
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E' evidente che scuole tanto diverse abbiano dovuto seguire
procedimenti creativi del tutto opposti.
Il romanziere che trasforma la verità certa, brutale e
sgradevole per ricavarne un'avventura eccezionale e
affascinante deve, senza particolare preoccupazione di
verosimiglianza, manipolare i fatti a suo piacere, prepararli
e sistemarli per renderli graditi al lettore, farlo commuovere
o intenerire. Lo schema del suo romanzo non è altro che una
serie di ingegnose combinazioni che abilmente conducono allo
scioglimento. Le circostanze sono disposte e graduate in vista
del punto culminante e dell'effetto finale, che è un
avvenimento capitale e decisivo, capace di soddisfare tutte le
curiosità suscitate all'inizio e di porre un limite
all'interesse, concludendo la storia raccontata in modo così
perfetto che non si abbia più voglia di sapere che cosa
accadrà, l'indomani, ai personaggi più affascinanti.
Al contrario, il romanziere che pretende un quadro esatto
della vita deve evitare accuratamente qualsiasi intreccio di
fatti che possa apparire fuori dalla norma. Suo scopo non è
raccontarci una storia, farci divertire o commuovere; suo
scopo è obbligarci a pensare, capire il senso profondo e
nascosto degli avvenimenti. A forza di aver visto e meditato,
egli guarda le cose, i fatti e gli uomini in un determinato
modo tutto personale, risultante dall'insieme delle sue
attente osservazioni. E' questa visione del mondo che cerca di
comunicarci riproducendola nel suo libro. Se vuole commuoverci
come lui stesso si è commosso allo spettacolo della vita,
dovrà riprodurla con scrupolosa verosimiglianza ai nostri
occhi. Perciò dovrà comporre la sua opera in modo tanto
abile, così dissimulato e apparentemente così semplice da
rendere impossibile che se ne scorga il disegno e se ne
scoprano le intenzioni. Invece di congegnare un'avventura e di
svolgerla in modo da renderla interessante fino alla
conclusione, egli prenderà il suo personaggio, o i suoi
personaggi, in un determinato periodo della loro esistenza e
li condurrà, attraverso passaggi naturali, fino al momento
successivo. Mostrerà, in tal modo, sia come per l'influenza
delle circostanze esterne si modifichino gli animi, sia come
si sviluppino i sentimenti e le passioni, come ci si ami e
come ci si odi, come ci si combatta in tutti gli ambienti
sociali, come siano contrastanti gli interessi borghesi,
quelli economici, quelli familiari e quelli politici.
La sua abilità non starà dunque nel commuovere o
nell'affascinare, nel comporre un inizio avvincente o nel
descrivere una catastrofe straziante, ma nel mettere insieme
piccoli fatti comuni da cui emergerà il senso definitivo
dell'opera. Se è capace di condensare in trecento pagine
dieci anni della vita di un uomo per dimostrare qual è stato,
per coloro che gli sono stati vicini, il suo significato unico
e proprio, dovrà sapere eliminare, tra gli innumerevoli
piccoli avvenimenti quotidiani, tutti quelli che gli sono
inutili, per mettere in luce in modo speciale tutti quelli che
sarebbero passati inosservati a spettatori poco acuti e che
invece costituiscono la portata, il valore complessivo del
libro.
E' evidente che un tale modo di scrivere, così diverso dal
vecchio procedimento comprensibile a tutti, mette spesso fuori
strada i critici, i quali non scoprono tutti i fili sottili,
segreti, quasi invisibili, utilizzati da taluni artisti
moderni al posto di quell'unico spago chiamato
"intreccio".
Insomma, se il romanziere di ieri sceglieva e raccontava le
crisi della vita, gli stati acuti dell'anima e del cuore,
quello di oggi scrive la storia del cuore, dell'anima e
dell'intelligenza in condizioni normali. Per raggiungere
l'effetto voluto, cioè l'emozione prodotta dalla semplice
realtà, e per trarne l'effetto artistico desiderato, cioè la
rivelazione di quel che veramente è per lui l'uomo
contemporaneo, dovrà utilizzare unicamente fatti di una
verità irrecusabile e costante.
Ma, anche partendo dal punto di vista degli artisti realisti,
bisogna discutere e contestare la loro teoria che sembra
potersi riassumere in queste parole: "Tutta la verità e
nient'altro che la verità".
Visto che la loro intenzione è trarre una filosofia da certi
fatti correnti e costanti, dovranno spesso correggere gli
avvenimenti a favore della verosimiglianza e contro la
verità, perché
le vrai peut quelque fois n'etre pas vraisemblable. ("Il
vero, talvolta, può non essere verosimile" : N. Boileau,
Art poe'tique, III, 48. N.D.T)
Se è un'artista, il realista cercherà non già di mostrarci
la fotografia banale della vita, ma di darcene una visione
completa, più impressionante, più probante della realtà
stessa.
Raccontare tutto sarebbe impossibile, perché ci vorrebbe
almeno un volume al giorno per enumerare la quantità di
incidenti insignificanti che riempiono la nostra esistenza.
Dunque s'impone una scelta, e per questo è un primo attentato
alla teoria di "tutta la verità".
Inoltre la vita è composta dalle cose più diverse, più
impreviste, più contrarie, più disparate; è brutale,
incoerente, priva di concatenazioni, piena di catastrofi
inspiegabili, illogiche e contraddittorie, che si classificano
come "fatti di cronaca".
Ecco perché l'artista, una volta scelto il suo tema, dalla
vita ingombra di casi fortuiti e di futilità prenderà solo
quei particolari utili al suo soggetto, e tutto il resto,
tutto quel che non è essenziale, lo respingerà.
Un esempio tra mille: il numero delle persone che muoiono ogni
giorno in un incidente è rilevante. Ma possiamo, nel mezzo di
una storia, far cadere una tegola sulla testa del protagonista
o buttarlo sotto le ruote di una carrozza solo perché si deve
tener conto degli incidenti?
La vita, inoltre, lascia tutto sullo stesso piano, precipita i
fatti o li trascina all'infinito. L'arte, invece, sta proprio
nell'usare alcuni accorgimenti e nel preparare all'evento,
nell'effettuare passaggi abili e nascosti, nel mettere bene in
luce, con la sola abilità della composizione, gli avvenimenti
essenziali, dando a tutti gli altri il loro opportuno rilievo,
secondo l'importanza, al fine di creare la sensazione profonda
della particolare verità che si vuol mostrare.
Riprodurre il vero significa quindi dare l'illusione completa
del vero, seguendo la normale logica dei fatti, senza
trascriverli servilmente e alla rinfusa nella loro
successione.
In conclusione, i realisti di talento dovrebbero piuttosto
chiamarsi illusionisti.
Che infantilismo, del resto, credere nella realtà, dato che
ognuno di noi porta la propria nei pensieri e nei sensi! I
nostri occhi, le nostre orecchie, il nostro olfatto, il nostro
gusto, diversi in ciascuno di noi, creano tante verità quanti
sono gli uomini. E le nostre menti, ricevendo le istruzioni di
quei sensi, impressionati in modo diverso, capiscono,
analizzano, giudicano come se ognuno di noi appartenesse a una
razza diversa.
Ognuno di noi si crea semplicemente una illusione del mondo:
illusione poetica, sentimentale, allegra, malinconica, turpe o
lugubre a seconda della sua natura. E il compito dello
scrittore è di riprodurre fedelmente tale illusione, con
tutti i mezzi artistici che ha appreso e di cui può disporre.
Illusione del bello, che è una convenzione umana! Illusione
del brutto, che è un'opinione mutevole! Illusione del vero,
in sé mai stabile! Illusione dell'ignobile, da cui tanti si
sentono attratti! Grande artista è chi impone all'umanità la
sua illusione personale.
Dunque non sdegniamoci contro nessuna teoria: ognuna di esse
è soltanto l'espressione generalizzata di un carattere che
analizza se stesso.
Ve ne sono due, in particolare, che spesso sono state discusse
e contrapposte, mentre dovrebbero essere entrambe ammesse:
quella del romanzo di pura analisi e quella del romanzo
obiettivo. I sostenitori dell'analisi chiedono che lo
scrittore descriva minutamente le più piccole evoluzioni di
un pensiero e tutti i più segreti moventi che determinano le
nostre azioni, senza accordare al fatto in sé nient'altro che
un'importanza molto secondaria. Il fatto è il punto di
arrivo, un semplice limite: il pretesto del romanzo. Secondo
loro si dovrebbero scrivere opere obiettive e al tempo stesso
sognate, dove la fantasia si confonda con l'osservazione, come
un filosofo che scriva un libro di psicologia; e si dovrebbero
esporre le cause risalendo alle origini, e dire tutti i
perché di tutte le decisioni e distinguere le reazioni
dell'anima che agisce sotto l'impulso di interessi, passioni o
di istinti.
I fautori dell'obiettività (che brutta parola!), al
contrario, con la pretesa di una rappresentazione esatta di
ciò che capita nella vita, evitano con cura qualsiasi
spiegazione complicata, qualsiasi dissertazione sulle cause, e
si limitano a farci passare sotto gli occhi personaggi e
avvenimenti.
Secondo loro la psicologia deve restare nascosta nei libri
come nella realtà è nascosta dietro i fatti.
Il romanzo così concepito ci guadagna in interesse,
movimento, colore, dinamismo vitale. In tal modo, invece di
spiegare a lungo lo stato d'animo di un personaggio, gli
scrittori obiettivi ricercano l'azione o il gesto che
fatalmente questo stato d'animo ispirerà in quella
determinata situazione. E da un capo all'altro del romanzo lo
fanno comportare in modo tale che tutte le sue azioni, tutti i
suoi movimenti, siano il riflesso della sua intima natura, dei
suoi pensieri, di tutti i suoi atti di decisione come di tutte
le sue perplessità. Nascondono, cioè, la psicologia, invece
di metterla in rilievo; ne fanno lo scheletro dell'opera,
così come la struttura ossea invisibile è lo scheletro del
corpo umano. Il pittore che ci fa il ritratto non dipinge il
nostro scheletro.
A me sembra che il romanzo così concepito ci guadagni in
sincerità. Prima di tutto è più verosimile, perché le
persone che vediamo agire intorno a noi non ci raccontano i
movimenti ai quali obbediscono.
In secondo luogo, se è vero che a forza di osservare gli
uomini possiamo comprendere il loro carattere in modo tanto
preciso da prevederne il comportamento in quasi tutte le
circostanze, se possiamo dire con precisione: "Un uomo,
con questo temperamento, in questo caso si comporterà
così", non è però detto che possiamo determinare, a
una a una, tutte le evoluzioni segrete di un pensiero che non
è il nostro, tutte le misteriose sollecitazioni degli istinti
che non sono uguali ai nostri, e tutti i confusi stimoli d'una
natura nella quale sensi, nervi, sangue, carne sono diversi
dai nostri. Un uomo debole, dolce, privo di passioni, amante
solo della scienza e del lavoro, per quanto geniale possa
essere, non potrà mai entrare completamente nell'anima e nel
corpo di un uomo arrogante, sensuale, violento, dominato da
tutti i desideri e da tutti i vizi. E non potrà mai entrarvi
al punto di capire e di descrivere gli impulsi, le sensazioni
più intime di quell'individuo tanto diverso, anche se potrà
benissimo prevedere e raccontare tutte le azioni della sua
vita.
Insomma, chi fa della psicologia pura può solo sostituirsi a
tutti i personaggi nelle diverse situazioni in cui li mette,
perché gli è impossibile cambiare i propri sensi, che sono
gli unici intermediari tra la vita esterna e noi stessi, e che
ci impongono le loro percezioni, determinano la nostra
sensibilità, creano in noi un'anima essenzialmente diversa da
tutte quelle che ci circondano. La nostra visione, la nostra
conoscenza, del mondo acquisita attraverso i sensi, le nostre
idee sulla vita, possiamo trasportarle solo in parte nei
personaggi dei quali pretendiamo svelare l'essere intimo e
sconosciuto. Così mostriamo sempre noi stessi nel corpo di un
re, di un assassino, di un ladro o di un galantuomo, di una
cortigiana, di una suora, di una fanciulla e di una venditrice
al mercato. E infatti dobbiamo porci il problema in questo
modo: "Se fossi un re, un assassino, un ladro, una
cortigiana, una suora, una fanciulla, un'erbivendola, che cosa
farei, che cosa penserei, come agirei, io?".
Differenziamo dunque i nostri personaggi soltanto cambiando
età, sesso, posizione sociale, e tutte le circostanze della
vita del nostro io, che la natura circonda con
l'insormontabile barriera dei sensi.
L'abilità consiste nel non lasciar riconoscere al lettore
questo io nei diversi travestimenti che ci servono a
nasconderlo.
Ma se dal punto di vista di una completa precisione la pura
analisi psicologica risulta discutibile, essa può tuttavia
darci opere d'arte altrettanto belle di quelle conseguite con
altri metodi di lavoro.
Oggi ci sono i simbolisti. Perché no? Il loro sogno artistico
è rispettabile; e hanno questo di particolarmente
interessante: sanno e proclamano l'estrema difficoltà
dell'arte.
Infatti bisogna essere proprio matti, audaci, presuntuosi
oppure sciocchi, per continuare a scrivere, al giorno d'oggi.
Dopo tanti maestri dalla natura così diversa e dal genio
così multiforme, che cosa resta da fare che già non sia
stato fatto, che resta da dire che già non sia stato detto?
Chi di noi può vantarsi di aver scritto una pagina, una frase
che già non esiste, più o meno simile, in qualche posto?
Quando leggiamo, noi che siamo talmente saturi di scrittura
francese che tutto il nostro corpo ci sembra un impasto di
parole, troviamo mai un rigo, un pensiero che non ci siano
familiari, di cui non abbiamo avuto almeno un confuso
presentimento?
Chi cerca solo di divertire il suo pubblico con mezzi già
noti, scrive fiducioso, con il candore della sua mediocrità,
opere destinate a una folla ignorante e sfaccendata. Ma quelli
sui quali pesano tutti i secoli della letteratura passata,
quelli che niente soddisfa, che tutto disgusta perché sognano
di meglio, ai quali tutto sembra già usurato, e la loro opera
dà sempre l'impressione di un lavoro inutile e banale,
arrivano a giudicare la letteratura una cosa inafferrabile,
misteriosa, che solo qualche pagina dei più grandi maestri
può rivelare.
Venti versi, venti frasi, d'improvviso ci fanno intimamente
trasalire come una sorprendente rivelazione; ma i versi
successivi assomigliano a tutti gli altri versi, e la prosa
che viene dopo a tutte le prose.
Certo, gli uomini di genio non hanno di queste angosce e di
questi tormenti, perché portano in sé una forza creatrice
irresistibile. Non si giudicano. Gli altri, noialtri che siamo
soltanto lavoratori coscienti e tenaci, non abbiamo che la
continuità dello sforzo per lottare con l'invincibile
scoraggiamento.
Due uomini, con i loro semplici e luminosi insegnamenti, mi
hanno dato la forza di continuare a tentare: Louis Bouilhet e
Gustave Flaubert.
Se parlo qui di loro e di me, è perché i loro consigli,
riassunti in poche righe, potranno forse essere utili a
qualche giovane dotato di una minore fiducia in sé di quanto,
solitamente, non ne abbia chi esordisce nelle lettere.
Bouilhet, di cui feci la conoscenza e divenni amico circa due
anni prima di conquistare l'amicizia di Flaubert, a forza di
ripetermi che cento versi, forse meno, bastano alla
reputazione di un'artista, purché siano perfetti e contengano
l'essenza del talento e dell'originalità di un individuo
anche non di prim'ordine, mi fece capire che il lavoro
continuo e la conoscenza profonda del mestiere, in un giorno
di lucidità, di forza e di allenamento, nel felice incontro
con un argomento congeniale alle tendenze della nostra mente,
possono provocare la nascita di quell'opera breve, unica e
perfetta quanto sarà possibile per noi.
Capii in seguito che i più noti scrittori non hanno quasi mai
lasciato più di un libro, e che prima di tutto bisogna avere
la fortuna di trovare e di distinguere, in mezzo alla
moltitudine dei temi che si presentano alla nostra scelta,
quello che assorbirà tutte le nostre facoltà, tutto il
nostro valore, tutta la nostra potenza artistica.
Qualche tempo dopo, Flaubert, che vedevo di tanto in tanto, mi
prese a benvolere. Trovai il coraggio di sottoporre al suo
giudizio alcuni miei tentativi. Con generosità li lesse e mi
disse: "non so se lei avrà talento. Quel che mi ha
portato dimostra una certa intelligenza, ma non dimentichi,
giovanotto, che il talento, come dice Chateaubriand, non è
che una lunga pazienza. Lavori."
Io mi misi al lavoro, e ritornai spesso da lui; gli ero
simpatico, e aveva cominciato a chiamarmi, ridendo, "il
suo discepolo."
Per sette anni scrissi versi, racconti, novelle; scrissi
perfino un orribile dramma. Non ne è rimasto nulla. Il
maestro leggeva ogni cosa; poi, la domenica successiva, mentre
facevamo colazione, sviluppava le sue critiche e a poco a poco
m'inculcava due o tre principi che sono il riassunto dei suoi
lunghi e pazienti insegnamenti. "Se si possiede
un'originalità, " diceva "si deve per prima cosa
svilupparla; se non la si ha, occorre acquisirla".
"Il talento è una lunga pazienza." Si tratta di
guardare tutto quel che si vuol esprimere tanto a lungo e con
tanta attenzione da scoprirne un aspetto che non è stato
visto e non è stato detto da nessuno. In ogni cosa c'è un
lato inesplorato, perché siamo abituati a servirci degli
occhi solo con il ricordo di ciò che è stato pensato prima
di noi su quello che ora guardiamo. La minima cosa contiene un
punto d'ignoto. Troviamolo. Per descrivere un fuoco che brucia
o un albero in una pianura, restiamo davanti a quel fuoco e
quell'albero finché non assomiglieranno più, per noi, a
nessun altro fuoco e a nessun altro albero.
In questa maniera si consegue l'originalità.
Inoltre, dopo aver ammessa la verità per cui non esistono in
tutto il mondo due granelli di sabbia, due mosche, due mani o
due nasi assolutamente uguali, egli mi obbligava a esprimere,
in poche frasi, un individuo o un oggetto in modo da renderlo
particolare, da distinguerlo da tutti gli altri individui o da
tutti gli altri oggetti della stessa razza o della stessa
specie.
"Quando passa" mi diceva "davanti ad un
droghiere seduto sulla porta, davanti a un portinaio che fuma
la pipa, davanti a un posteggio di carrozze di piazza, mi
faccia vedere quel droghiere e quel portinaio, il loro
atteggiamento, tutto il loro aspetto fisico in modo da
rivelare anche, con l'abilità dell'immagine, la loro natura
morale, così che io non possa confonderli con nessun altro
droghiere, con nessun altro portinaio, e mi faccia vedere, in
una sola parola, in che cosa il cavallo di una carrozza di
piazza non assomiglia agli altri cinquanta che lo seguono e lo
precedono." Altrove ho sviluppato le sue idee sullo
stile. Esse sono strettamente connesse con la sua teoria
dell'osservazione ora esposta.
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