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In questo numero parliamo di Finanza Etica e dei Fondi Etici d'Investimento, di Report il programma di giornalismo televisivo d'inchiesta, del paradigma Rogersiano, dell'ascolto e della comunicazione, dei browser e dei metabrowser, di Guy de Maupassant e del suo saggio sul romanzo e di altro ancora!
 
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PROMETHEO NEWS #20 - 04 Novembre 2000

"Prometheo News" è il bollettino inviato periodicamente per tenervi informati sulle iniziative della Prometheo e del nostro portale, Italia.ms. Inoltre potete trovare notizie e consigli per utilizzare al meglio Internet ed il vostro PC.

Questo numero è stato inviato a 5.048 abbonati. Passaparola! Aiutaci a crescere! Se trovi interessante questa newsletter, invita i tuoi amici, conoscenti, colleghi, parenti vicini e lontani, ad abbonarsi gratuitamente semplicemente inviando una email a mailto:xnews@prometheo.it con oggetto "Richiesta Newsletter". Grazie in anticipo per il tuo sostegno!

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Le Novità
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E così siamo arrivati al numero 20 della nostra newsletter! Il primo numero uscì il 19 febbraio del 1999 e contava ben... 25 abbonati! Oggi abbiamo superato la quota di 5.000 abbonati e cosa più importante riceviamo molti apprezzamenti per il lavoro che stiamo portando avanti e ciò ci spinge a fare sempre di più e meglio. Un grazie a tutti voi che ci state seguendo.

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Dato il numero significativo di indirizzi email, può essere interessante dare un occhiata alle statistiche sui domini di posta utilizzati dai nostri abbonati, in quanto ci possono dare un'idea su quali sono quelli più utilizzati, in generale, in Italia.

Al primo posto troviamo libero.it e tin.it entrambi al 22%, seguono tiscalinet.it (11%), iol.it (3%), hotmail.com (3%), inwind.it (2%). Poi all'1% troviamo in ordine decrescente freedomland.it, infinito.it, freemail.it, interfree.it, yahoo.it e mclink.it.
Seguono katamail.com, galactica.it, flashnet.it, supereva.it, yahoo.com e virgilio.it, in tutto sono 186 i server con più di un indirizzo (da 2 a 24) ed infine ci sono 897 domini con un unico indirizzo.

Tra gli indirizzi email sono presenti 11 comuni e 10 province italiane. Come domini di primo livello oltre ai classici com, net, org, edu, troviamo anche molti altri domini non italiani: ar (Argentina), at (Austria), au (Australia), be (Belgio), br (Brasile), ca (Canada), ch (Svizzera), de (Germania), es (Spagna), fr (Francia), jp (Giappone), mt (Malta), se (Svezia), sm (San Marino), uk (Regno Unito), uy (Uruguai), ve (Venezuela), zw (Zimbabwe). Una newsletter internazionale!

Quando arriviamo a quota 10.000 (presto!) vi aggiorno sulle nuove statistiche.

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Progetto 2000: Ora siamo presenti anche a Viterbo! In collaborazione con la Essemme abbiamo attivato il nuovo Prometheo Education Center (il primo nel Lazio). Informazioni dettagliate le trovate qui:
http://www.prometheo.it/sedi/viterbo/
Abbiamo già fissato le date dei primi corsi, il calendario come al solito è possibile consultarlo qui:
http://www.prometheo.it/calendario.html
Se siete anche voi interessati ad aprire un centro di formazione informatica nella vostra città appoggiandovi al know how ed alla struttura consolidata della Prometheo potete trovare dettagliate informazioni sul nostro progetto qui:
http://www.prometheo.it/franchising/

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Vi segnalo che abbiamo pubblicato sul sito un interessante articolo di Stefano Tamascelli, responsabile per la ricerca e lo sviluppo del software della XTeam Software Solution. Nell'articolo viene presentata una panoramica sugli algoritmi utilizzati nei videogame per realizzare oggetti/personaggi con "comportamenti" ragionevoli e coerenti. "L'intelligenza artificiale nei videogame" lo trovate qui:
http://www.prometheo.it/articoli/iagiochi.html


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Siti Interessanti
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Girovagando in Rete ho trovato un interessante introduzione ai Fondi Etici d'Investimento. E' un capitolo di una tesi sulla Finanza Etica, e anche se l'impaginazione andrebbe senz'altro migliorata, la qualità del contenuto compensa l'estetica non curata.
http://users.iol.it/gian-a-b/fonditesi.htm

Ecco come viene definita la Finanza Etica:
La finanza etica, mira ad introdurre come parametri di riferimento oltre al rischio ed al rendimento anche il riflesso del fondo sull'economia cosiddetta "reale", a modificare i comportamenti "finanziari" in senso più sociale e a finanziare tutte le attività che si rivolgono al settore del non-profit, alla salvaguardia ambientale e promuovono il rispetto della persona intesa nel senso più ampio possibile. Essa punta pertanto ad elaborare degli indicatori che affianchino alle variazioni percentuali delle performance e del rendimento l'aumento dell'alfabetizzazione nell'area in cui si è investito, il numero di PC, l'accesso all'acqua potabile, il numero di abitanti per medico, la speranza di vita, ecc... parametri che, nelle analisi proposte da "Il Sole 24 Ore" sono usualmente affiancati alla crescita del Pil, alla variazione dell'inflazione, al servizio del debito sulle esportazioni e così via.

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La pagina principale del sito (da cui potete accedere anche all'indice della suddetta tesi) è:
http://users.iol.it/gian-a-b/

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Report è il programma di giornalismo televisivo d'inchiesta realizzato da Milena Gabanelli. In onda la domenica alle 23.00 su Rai 3, Report è un esempio di giornalismo impegnato che rompe con gli schemi e i metodi tradizionali ed affronta volta per volta argomenti "scomodi" e scottanti, basandosi su dati precisi e documentati. Ecco alcuni fatti rilevati dalle inchieste della trasmissione: il latte artificiale per i neonati costa in Italia due o tre volte di più che nel resto dell'Europa; i politici non pagano le multe per le affissioni abusive dei manifesti elettorali; la presenza del cambio agevolato e di altri privilegi degli abitanti di Campione d'Italia (unica enclave italiana, situata in Svizzera), negli altri paesi europei i lavori autostradali vengono proseguiti anche di notte per evitare disagi agli utenti, in Italia no.

Il sito, in cui potete trovare gli articoli sulle inchieste già trasmesse ed altre notizie sul programma, è:
http://www.report.rai.it/

In particolare vi segnalo l'articolo sulle affissioni abusive dei manifesti elettorali:
http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=18
di cui vi riporto un breve estratto:

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Per legge un manifesto elettorale andrebbe affisso in spazi che ogni comune è tenuto ad allestire con l'obiettivo di regolamentare la propaganda politica ma, soprattutto in campagna elettorale, i manifesti dei candidati politici finiscono per coprire chilometri di muro, cassonetti, centraline elettriche e quanto altro possibile nelle nostre città, specialmente nel Sud.
Per legge tutti questi manifesti abusivi vanno multati: da un minimo di duecento mila lire a un massimo di due milioni per ogni manifesto, per ogni giorno che rimane affisso. Pertanto le multe ammontano a qualche decina di miliardi, infatti solo nel mese di settembre a Roma sono state appioppate multe per un miliardo.
Ma di questi soldi quanti ne entrano nelle tasche del Comune?
Durante le amministrative del '97, per esempio, sono stati pagati solo 10 milioni di lire, ed hanno pagato 15 persone su trecento.
[...]
Perché, per esempio, quando noi prendiamo una multa dobbiamo pagare entro 60 giorni. Ma quando è un politico ad affiggere abusivamente, il vigile urbano può solo notificare l'infrazione al prefetto, il quale, per legge, ha cinque anni di tempo a disposizione per stabilire l'importo, emettere l'ordinanza di pagamento e trasmetterla alla esattoria comunale: e di qui al pagamento ancora ne corre. Perché il politico ha un'altra arma, la sanatoria, vale a dire: non paga per nulla.
Come è successo nella finanziaria del '96, con un emendamento, tutti i politici si sono sanati i loro miliardi di multe con un milione a persona o a partito.

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Vi segnalo il sito di una mia cara amica, la dottoressa Maria Figlia, psicologa di indirizzo rogersiano. Il paradigma Rogersiano si avvale dello strumento dell'empatia per provocare cambiamenti positivi negli individui e favorire la crescita personale. Questo paradigma, oltre ad essere una efficace modalità terapeutica, è anche un mezzo utile nella prevenzione della salute mentale e si propone di migliorare il benessere individuale, nonché le relazioni nell'ambito interpersonale, scolastico ed aziendale.

Sul sito potete trovare documenti sulla relazione di aiuto, sull'importanza e sulle modalità dell'ascolto, sulla sua applicazione nella psicoterapia e nel suo uso come strumento per guidare il cambiamento organizzativo nelle aziende e nella Pubblica Amministrazione. L'indirizzo è:
http://www.psicoaiuto.it/

Se volete potete anche compilare un piccolo test di autovalutazione. Un "Esercizio di consapevolezza":
http://www.psicoaiuto.it/autovalutazione.html
Inviandolo Maria vi aiuterà a farvi un'idea dei vostri livelli di competenza e dei vostri punti deboli.

Di seguito, come piccolo assaggio, vi riporto un piccolo brano sulla comunicazione, tratto dal sito.

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La comunicazione presenta tre aspetti: la trasmissione, gli effetti che produce e il contenuto.
La trasmissione riguarda il modo in cui il messaggio viene trasmesso.
Gli effetti che produce sono le conseguenze e queste possono essere funzionali e disfunzionali alla comunicazione, nel senso che, possono tendere ad aprirla o a bloccarla. Questi effetti dipendono e sono strettamente collegati al contenuto della comunicazione.
Il contenuto può essere assertivo, aggressivo e vittimistico.
La comunicazione assertiva è chiara, sintetica, esplicita. In tal caso il parlante si prende la responsabilità di dire ciò che pensa.
La comunicazione aggressiva è quella che sottende un rimprovero. (Esempio: " Si può sapere cosa hai fatto?"). Chi ascolta alza le barriere.
La comunicazione vittimistica è quella con la quale si esprimono i propri bisogni in maniera da colpevolizzare l'altro. (Es.: "Non ce la faccio più ad ascoltarti"). L'effetto di questa comunicazione è di produrre nell'altro una reazione di evitamento, bloccando così la relazione. Nel vittimismo c'è sempre un atteggiamento passivo-aggressivo.
Di fronte ad una comunicazione aggressiva (Es.: "Si può sapere dove hai messo il libro?"), si può rispondere:
a) in maniera assertiva (es.: "Nel secondo cassetto")
b) in maniera aggressiva (es.: "Ma perché non puoi cercarlo?")
c) in maniera vittimistica (es.: "Ma non puoi sempre chiedermi tutto!")
La risposta aggressiva ha come effetto quello di provocare in chi ascolta, altra aggressività.
La relazione quindi diventa simmetrica e non complementare.
Si ha comunicazione simmetrica quando si utilizza la stessa modalità dell'interlocutore (aggressiva o vittimistica).
In tal caso la comunicazione è disfunzionale fino ad arrivare all'escalation simmetrica (esasperazione del conflitto).
Si ha comunicazione complementare quando si interrompe la modalità aggressiva o vittimistica dell'interlocutore, perché si utilizza la comunicazione assertiva, facendo sì che l'altro, si prenda le proprie responsabilità. Poiché fa chiarezza e apertura, questa comunicazione è funzionale.

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Le Segnalazioni di Lucio Costa: Dimmi come bruchi e ti dirò chi sei!!!
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Il sostantivo inglese "browse" denota la "brucatura" e, insieme, i ramoscelli e i germogli che i simpatici animaletti frequentano allo scopo. "Brucare" è "to browse" e questo verbo esprime anche, figurativamente, l'atto di "leggiucchiare spigolando", ossia "saltellando di pagina in pagina". Permettere di saltare da una pagina all'altra è, si sa, il nocciolo dell'ipertesto e, pertanto, della web. Ma, come l'elicottero e lo sciacquone, anche l'ipertesto elettronico ha i suoi antesignani. Pare che il suo Leonardo fu un tale Capitano Agostino Ramelli, vissuto verso la fine del secolo XVI. Sua è la "ruota della lettura", un meccanismo capace di far ruotare diversi libri per alternare rapidamente le pagine dei volumi desiderati. Il click del mouse sul link ipertestuale è, dunque, la versione tecnologicamente avanzata della manovella del Capitano Ramelli. Sebbene di acqua ne sia passata, la sete dei surfisti sembra non essersi sopita e nuovi modi di... brucare sono stati già reclamati e soddisfatti. Per esempio: perché accontentarsi di visualizzare una sola pagina per volta? Come, forse, saprete, BroadPage
http://www.broadpage.com
è un browser commerciale che gestisce la visualizzazione contemporanea di una gran quantità di finestre, permettendo di mantenere sott'occhio le numerose pagine web che ci si era promesso di scorrere a una a una.

Immaginate di essere giornalisti e di doversi quotidianamente abbeverare alle maggiori agenzie di stampa: con BroadPage potrete averle sul vostro schermo tutte in una volta! Ehmm..., Marc Fest, un giornalista indipendente di origine tedesca, non la pensava proprio così. Dalle fredde brume teutoniche si era trasferito a Miami, le cui spiagge, come ha raccontato, gli sembravano troppo attraenti per potersene stare tutto il giorno al computer. Così, escogitò un programma ad hoc che, automaticamente, gli assemblasse, in una sola le varie pagine desiderate. Era nato QuickBrowser, il primo dei "metabrowser" e, a tutt'oggi, il più semplice da usare:
http://www.quickbrowse.com
Al momento, la dizione di "metabrowser" resta, in verità, un'etichetta piuttosto generica per indicare vuoi servizi sottoscrivibili in rete, vuoi programmi installabili direttamente sul proprio computer che, in automatico, assolvono a compiti fondamentalmente riassumibili così:
i) estrarre da una serie di pagine desiderate i contenuti che interessano e assemblarli in modo personalizzato su una medesima pagina web;
ii) unificare la gestione di più password e account.

"Personalizzazione" e "semplificazione" sono, quindi, le loro parole d'ordine. Invero, portali e motori di ricerca di rilievo offrono già da tempo la possibilità di personalizzare la visualizzazione delle loro pagine (celebri le skins di Neoplanet, adattabili a ogni occasione): nel caso dei metabrowser, tuttavia, l'esito non concerne la facciata, quanto i veri e propri contenuti. Inutile dire che l'atto di realizzare pagine Frankenstein con membra di pagine altrui ha già fatto gridare allo scandalo i difensori del copyright.

A quali siti approdano le precedenti chiacchiere? Beh... perlomeno ai
seguenti:

A) Servizi
http://www.quickbrowse.com
http://www.octopus.com
http://www.calltheshots.com
http://www.yodlee.com
http://www.clickmarks.com


B) Programmi
http://www.katiesoft.com
http://www.netbility.com
http://www.redsoft.ch


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Winners Corner by Pietro Aterno
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Ci siamo lasciati lo scorso mese parlando di Leadership e di Imprenditori. Questa volta parleremo dell'importanza di distinguere le varie personalità.
E' una capacità che risulta necessaria quando si intraprende o si sta già facendo un'attività di Vendita o di Promozione o di Diffusione. Alcuni illustri conoscitori di questo settore lavorativo, stimano che nei prossimi anni diventerà sempre più importante il contatto diretto con le persone, laddove Internet potrà essere un efficace strumento di diffusione delle informazioni.
Le persone amano conoscere il proprio interlocutore e la prima volta è sempre l'incontro decisivo. Per questo motivo si insegna alle persone di essere ben preparati per il primo incontro: il giusto atteggiamento, l'equilibrio nel parlare, la buona gestione delle obiezioni e delle contestazioni, il saper cogliere i segnali.
Le aziende cercano questi personaggi cosiddetti "businessperson" e quelli che operano in autonomia devono essere businessperson.
Il concetto di azienda "atomizzata" è quello oggi vincente: quando un progetto aziendale riesce a concretizzare tanti businessperson come propri atomi intelligenti e capaci, questa è un'azienda vincente e oggi con Internet è il modello da emulare e da duplicare!
Ogni businessperson esegue per lo più progetti avviati da lui stesso, realizza ad hoc la soluzione, lavora con l'aiuto di esperti interni o esterni all'azienda e valuta la propria performance a fronte dei risultati concreti, principalmente sulla base dei giudizi del cliente e dei compagni di Team.
Da questo punto di vista essi sono dei veri Project Manager... Ma ne parleremo la prossima volta! Bye

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Angolo della Lettura
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Il brano che vi propongo fa parte di un saggio sul romanzo di Guy de Maupassant, scritto nel 1887 e pubblicato come introduzione al suo romanzo "Pierre e Jean". Nel saggio analizza le modalità con cui un romanzo si può rapportare con la realtà e illustra i meccanismi che può utilizzare un romanziere. Ho trovato le sue considerazioni molto profonde, in quanto vanno oltre la scrittura di un romanzo, investendo la vita ed il nostro pensiero. Vi auguro una Buona Lettura.

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Questo è tutto. Alla prossima!

Massimo Di Bello
Amministratore Unico
Prometheo Srl
mailto:mdibello@prometheo.it

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Appendice A: Brano tratto dal volume "Maupassant - Romanzi"
Grandi Classici Oscar Mondadori - Traduzione di: Arnaldo Colasanti

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E' evidente che scuole tanto diverse abbiano dovuto seguire procedimenti creativi del tutto opposti.

Il romanziere che trasforma la verità certa, brutale e sgradevole per ricavarne un'avventura eccezionale e affascinante deve, senza particolare preoccupazione di verosimiglianza, manipolare i fatti a suo piacere, prepararli e sistemarli per renderli graditi al lettore, farlo commuovere o intenerire. Lo schema del suo romanzo non è altro che una serie di ingegnose combinazioni che abilmente conducono allo scioglimento. Le circostanze sono disposte e graduate in vista del punto culminante e dell'effetto finale, che è un avvenimento capitale e decisivo, capace di soddisfare tutte le curiosità suscitate all'inizio e di porre un limite all'interesse, concludendo la storia raccontata in modo così perfetto che non si abbia più voglia di sapere che cosa accadrà, l'indomani, ai personaggi più affascinanti.

Al contrario, il romanziere che pretende un quadro esatto della vita deve evitare accuratamente qualsiasi intreccio di fatti che possa apparire fuori dalla norma. Suo scopo non è raccontarci una storia, farci divertire o commuovere; suo scopo è obbligarci a pensare, capire il senso profondo e nascosto degli avvenimenti. A forza di aver visto e meditato, egli guarda le cose, i fatti e gli uomini in un determinato modo tutto personale, risultante dall'insieme delle sue attente osservazioni. E' questa visione del mondo che cerca di comunicarci riproducendola nel suo libro. Se vuole commuoverci come lui stesso si è commosso allo spettacolo della vita, dovrà riprodurla con scrupolosa verosimiglianza ai nostri occhi. Perciò dovrà comporre la sua opera in modo tanto abile, così dissimulato e apparentemente così semplice da rendere impossibile che se ne scorga il disegno e se ne scoprano le intenzioni. Invece di congegnare un'avventura e di svolgerla in modo da renderla interessante fino alla conclusione, egli prenderà il suo personaggio, o i suoi personaggi, in un determinato periodo della loro esistenza e li condurrà, attraverso passaggi naturali, fino al momento successivo. Mostrerà, in tal modo, sia come per l'influenza delle circostanze esterne si modifichino gli animi, sia come si sviluppino i sentimenti e le passioni, come ci si ami e come ci si odi, come ci si combatta in tutti gli ambienti sociali, come siano contrastanti gli interessi borghesi, quelli economici, quelli familiari e quelli politici.

La sua abilità non starà dunque nel commuovere o nell'affascinare, nel comporre un inizio avvincente o nel descrivere una catastrofe straziante, ma nel mettere insieme piccoli fatti comuni da cui emergerà il senso definitivo dell'opera. Se è capace di condensare in trecento pagine dieci anni della vita di un uomo per dimostrare qual è stato, per coloro che gli sono stati vicini, il suo significato unico e proprio, dovrà sapere eliminare, tra gli innumerevoli piccoli avvenimenti quotidiani, tutti quelli che gli sono inutili, per mettere in luce in modo speciale tutti quelli che sarebbero passati inosservati a spettatori poco acuti e che invece costituiscono la portata, il valore complessivo del libro.

E' evidente che un tale modo di scrivere, così diverso dal vecchio procedimento comprensibile a tutti, mette spesso fuori strada i critici, i quali non scoprono tutti i fili sottili, segreti, quasi invisibili, utilizzati da taluni artisti moderni al posto di quell'unico spago chiamato "intreccio".

Insomma, se il romanziere di ieri sceglieva e raccontava le crisi della vita, gli stati acuti dell'anima e del cuore, quello di oggi scrive la storia del cuore, dell'anima e dell'intelligenza in condizioni normali. Per raggiungere l'effetto voluto, cioè l'emozione prodotta dalla semplice realtà, e per trarne l'effetto artistico desiderato, cioè la rivelazione di quel che veramente è per lui l'uomo contemporaneo, dovrà utilizzare unicamente fatti di una verità irrecusabile e costante.

Ma, anche partendo dal punto di vista degli artisti realisti, bisogna discutere e contestare la loro teoria che sembra potersi riassumere in queste parole: "Tutta la verità e nient'altro che la verità".
Visto che la loro intenzione è trarre una filosofia da certi fatti correnti e costanti, dovranno spesso correggere gli avvenimenti a favore della verosimiglianza e contro la verità, perché

le vrai peut quelque fois n'etre pas vraisemblable. ("Il vero, talvolta, può non essere verosimile" : N. Boileau, Art poe'tique, III, 48. N.D.T)

Se è un'artista, il realista cercherà non già di mostrarci la fotografia banale della vita, ma di darcene una visione completa, più impressionante, più probante della realtà stessa.
Raccontare tutto sarebbe impossibile, perché ci vorrebbe almeno un volume al giorno per enumerare la quantità di incidenti insignificanti che riempiono la nostra esistenza.
Dunque s'impone una scelta, e per questo è un primo attentato alla teoria di "tutta la verità".
Inoltre la vita è composta dalle cose più diverse, più impreviste, più contrarie, più disparate; è brutale, incoerente, priva di concatenazioni, piena di catastrofi inspiegabili, illogiche e contraddittorie, che si classificano come "fatti di cronaca".

Ecco perché l'artista, una volta scelto il suo tema, dalla vita ingombra di casi fortuiti e di futilità prenderà solo quei particolari utili al suo soggetto, e tutto il resto, tutto quel che non è essenziale, lo respingerà.

Un esempio tra mille: il numero delle persone che muoiono ogni giorno in un incidente è rilevante. Ma possiamo, nel mezzo di una storia, far cadere una tegola sulla testa del protagonista o buttarlo sotto le ruote di una carrozza solo perché si deve tener conto degli incidenti?

La vita, inoltre, lascia tutto sullo stesso piano, precipita i fatti o li trascina all'infinito. L'arte, invece, sta proprio nell'usare alcuni accorgimenti e nel preparare all'evento, nell'effettuare passaggi abili e nascosti, nel mettere bene in luce, con la sola abilità della composizione, gli avvenimenti essenziali, dando a tutti gli altri il loro opportuno rilievo, secondo l'importanza, al fine di creare la sensazione profonda della particolare verità che si vuol mostrare.

Riprodurre il vero significa quindi dare l'illusione completa del vero, seguendo la normale logica dei fatti, senza trascriverli servilmente e alla rinfusa nella loro successione.
In conclusione, i realisti di talento dovrebbero piuttosto chiamarsi illusionisti.

Che infantilismo, del resto, credere nella realtà, dato che ognuno di noi porta la propria nei pensieri e nei sensi! I nostri occhi, le nostre orecchie, il nostro olfatto, il nostro gusto, diversi in ciascuno di noi, creano tante verità quanti sono gli uomini. E le nostre menti, ricevendo le istruzioni di quei sensi, impressionati in modo diverso, capiscono, analizzano, giudicano come se ognuno di noi appartenesse a una razza diversa.

Ognuno di noi si crea semplicemente una illusione del mondo: illusione poetica, sentimentale, allegra, malinconica, turpe o lugubre a seconda della sua natura. E il compito dello scrittore è di riprodurre fedelmente tale illusione, con tutti i mezzi artistici che ha appreso e di cui può disporre. Illusione del bello, che è una convenzione umana! Illusione del brutto, che è un'opinione mutevole! Illusione del vero, in sé mai stabile! Illusione dell'ignobile, da cui tanti si sentono attratti! Grande artista è chi impone all'umanità la sua illusione personale.

Dunque non sdegniamoci contro nessuna teoria: ognuna di esse è soltanto l'espressione generalizzata di un carattere che analizza se stesso.
Ve ne sono due, in particolare, che spesso sono state discusse e contrapposte, mentre dovrebbero essere entrambe ammesse: quella del romanzo di pura analisi e quella del romanzo obiettivo. I sostenitori dell'analisi chiedono che lo scrittore descriva minutamente le più piccole evoluzioni di un pensiero e tutti i più segreti moventi che determinano le nostre azioni, senza accordare al fatto in sé nient'altro che un'importanza molto secondaria. Il fatto è il punto di arrivo, un semplice limite: il pretesto del romanzo. Secondo loro si dovrebbero scrivere opere obiettive e al tempo stesso sognate, dove la fantasia si confonda con l'osservazione, come un filosofo che scriva un libro di psicologia; e si dovrebbero esporre le cause risalendo alle origini, e dire tutti i perché di tutte le decisioni e distinguere le reazioni dell'anima che agisce sotto l'impulso di interessi, passioni o di istinti.

I fautori dell'obiettività (che brutta parola!), al contrario, con la pretesa di una rappresentazione esatta di ciò che capita nella vita, evitano con cura qualsiasi spiegazione complicata, qualsiasi dissertazione sulle cause, e si limitano a farci passare sotto gli occhi personaggi e avvenimenti.
Secondo loro la psicologia deve restare nascosta nei libri come nella realtà è nascosta dietro i fatti.
Il romanzo così concepito ci guadagna in interesse, movimento, colore, dinamismo vitale. In tal modo, invece di spiegare a lungo lo stato d'animo di un personaggio, gli scrittori obiettivi ricercano l'azione o il gesto che fatalmente questo stato d'animo ispirerà in quella determinata situazione. E da un capo all'altro del romanzo lo fanno comportare in modo tale che tutte le sue azioni, tutti i suoi movimenti, siano il riflesso della sua intima natura, dei suoi pensieri, di tutti i suoi atti di decisione come di tutte le sue perplessità. Nascondono, cioè, la psicologia, invece di metterla in rilievo; ne fanno lo scheletro dell'opera, così come la struttura ossea invisibile è lo scheletro del corpo umano. Il pittore che ci fa il ritratto non dipinge il nostro scheletro.

A me sembra che il romanzo così concepito ci guadagni in sincerità. Prima di tutto è più verosimile, perché le persone che vediamo agire intorno a noi non ci raccontano i movimenti ai quali obbediscono.
In secondo luogo, se è vero che a forza di osservare gli uomini possiamo comprendere il loro carattere in modo tanto preciso da prevederne il comportamento in quasi tutte le circostanze, se possiamo dire con precisione: "Un uomo, con questo temperamento, in questo caso si comporterà così", non è però detto che possiamo determinare, a una a una, tutte le evoluzioni segrete di un pensiero che non è il nostro, tutte le misteriose sollecitazioni degli istinti che non sono uguali ai nostri, e tutti i confusi stimoli d'una natura nella quale sensi, nervi, sangue, carne sono diversi dai nostri. Un uomo debole, dolce, privo di passioni, amante solo della scienza e del lavoro, per quanto geniale possa essere, non potrà mai entrare completamente nell'anima e nel corpo di un uomo arrogante, sensuale, violento, dominato da tutti i desideri e da tutti i vizi. E non potrà mai entrarvi al punto di capire e di descrivere gli impulsi, le sensazioni più intime di quell'individuo tanto diverso, anche se potrà benissimo prevedere e raccontare tutte le azioni della sua vita.

Insomma, chi fa della psicologia pura può solo sostituirsi a tutti i personaggi nelle diverse situazioni in cui li mette, perché gli è impossibile cambiare i propri sensi, che sono gli unici intermediari tra la vita esterna e noi stessi, e che ci impongono le loro percezioni, determinano la nostra sensibilità, creano in noi un'anima essenzialmente diversa da tutte quelle che ci circondano. La nostra visione, la nostra conoscenza, del mondo acquisita attraverso i sensi, le nostre idee sulla vita, possiamo trasportarle solo in parte nei personaggi dei quali pretendiamo svelare l'essere intimo e sconosciuto. Così mostriamo sempre noi stessi nel corpo di un re, di un assassino, di un ladro o di un galantuomo, di una cortigiana, di una suora, di una fanciulla e di una venditrice al mercato. E infatti dobbiamo porci il problema in questo modo: "Se fossi un re, un assassino, un ladro, una cortigiana, una suora, una fanciulla, un'erbivendola, che cosa farei, che cosa penserei, come agirei, io?". Differenziamo dunque i nostri personaggi soltanto cambiando età, sesso, posizione sociale, e tutte le circostanze della vita del nostro io, che la natura circonda con l'insormontabile barriera dei sensi.

L'abilità consiste nel non lasciar riconoscere al lettore questo io nei diversi travestimenti che ci servono a nasconderlo.
Ma se dal punto di vista di una completa precisione la pura analisi psicologica risulta discutibile, essa può tuttavia darci opere d'arte altrettanto belle di quelle conseguite con altri metodi di lavoro.

Oggi ci sono i simbolisti. Perché no? Il loro sogno artistico è rispettabile; e hanno questo di particolarmente interessante: sanno e proclamano l'estrema difficoltà dell'arte.
Infatti bisogna essere proprio matti, audaci, presuntuosi oppure sciocchi, per continuare a scrivere, al giorno d'oggi. Dopo tanti maestri dalla natura così diversa e dal genio così multiforme, che cosa resta da fare che già non sia stato fatto, che resta da dire che già non sia stato detto? Chi di noi può vantarsi di aver scritto una pagina, una frase che già non esiste, più o meno simile, in qualche posto? Quando leggiamo, noi che siamo talmente saturi di scrittura francese che tutto il nostro corpo ci sembra un impasto di parole, troviamo mai un rigo, un pensiero che non ci siano familiari, di cui non abbiamo avuto almeno un confuso presentimento?

Chi cerca solo di divertire il suo pubblico con mezzi già noti, scrive fiducioso, con il candore della sua mediocrità, opere destinate a una folla ignorante e sfaccendata. Ma quelli sui quali pesano tutti i secoli della letteratura passata, quelli che niente soddisfa, che tutto disgusta perché sognano di meglio, ai quali tutto sembra già usurato, e la loro opera dà sempre l'impressione di un lavoro inutile e banale, arrivano a giudicare la letteratura una cosa inafferrabile, misteriosa, che solo qualche pagina dei più grandi maestri può rivelare.

Venti versi, venti frasi, d'improvviso ci fanno intimamente trasalire come una sorprendente rivelazione; ma i versi successivi assomigliano a tutti gli altri versi, e la prosa che viene dopo a tutte le prose.
Certo, gli uomini di genio non hanno di queste angosce e di questi tormenti, perché portano in sé una forza creatrice irresistibile. Non si giudicano. Gli altri, noialtri che siamo soltanto lavoratori coscienti e tenaci, non abbiamo che la continuità dello sforzo per lottare con l'invincibile scoraggiamento.

Due uomini, con i loro semplici e luminosi insegnamenti, mi hanno dato la forza di continuare a tentare: Louis Bouilhet e Gustave Flaubert.
Se parlo qui di loro e di me, è perché i loro consigli, riassunti in poche righe, potranno forse essere utili a qualche giovane dotato di una minore fiducia in sé di quanto, solitamente, non ne abbia chi esordisce nelle lettere.
Bouilhet, di cui feci la conoscenza e divenni amico circa due anni prima di conquistare l'amicizia di Flaubert, a forza di ripetermi che cento versi, forse meno, bastano alla reputazione di un'artista, purché siano perfetti e contengano l'essenza del talento e dell'originalità di un individuo anche non di prim'ordine, mi fece capire che il lavoro continuo e la conoscenza profonda del mestiere, in un giorno di lucidità, di forza e di allenamento, nel felice incontro con un argomento congeniale alle tendenze della nostra mente, possono provocare la nascita di quell'opera breve, unica e perfetta quanto sarà possibile per noi.

Capii in seguito che i più noti scrittori non hanno quasi mai lasciato più di un libro, e che prima di tutto bisogna avere la fortuna di trovare e di distinguere, in mezzo alla moltitudine dei temi che si presentano alla nostra scelta, quello che assorbirà tutte le nostre facoltà, tutto il nostro valore, tutta la nostra potenza artistica.

Qualche tempo dopo, Flaubert, che vedevo di tanto in tanto, mi prese a benvolere. Trovai il coraggio di sottoporre al suo giudizio alcuni miei tentativi. Con generosità li lesse e mi disse: "non so se lei avrà talento. Quel che mi ha portato dimostra una certa intelligenza, ma non dimentichi, giovanotto, che il talento, come dice Chateaubriand, non è che una lunga pazienza. Lavori."

Io mi misi al lavoro, e ritornai spesso da lui; gli ero simpatico, e aveva cominciato a chiamarmi, ridendo, "il suo discepolo."
Per sette anni scrissi versi, racconti, novelle; scrissi perfino un orribile dramma. Non ne è rimasto nulla. Il maestro leggeva ogni cosa; poi, la domenica successiva, mentre facevamo colazione, sviluppava le sue critiche e a poco a poco m'inculcava due o tre principi che sono il riassunto dei suoi lunghi e pazienti insegnamenti. "Se si possiede un'originalità, " diceva "si deve per prima cosa svilupparla; se non la si ha, occorre acquisirla".

"Il talento è una lunga pazienza." Si tratta di guardare tutto quel che si vuol esprimere tanto a lungo e con tanta attenzione da scoprirne un aspetto che non è stato visto e non è stato detto da nessuno. In ogni cosa c'è un lato inesplorato, perché siamo abituati a servirci degli occhi solo con il ricordo di ciò che è stato pensato prima di noi su quello che ora guardiamo. La minima cosa contiene un punto d'ignoto. Troviamolo. Per descrivere un fuoco che brucia o un albero in una pianura, restiamo davanti a quel fuoco e quell'albero finché non assomiglieranno più, per noi, a nessun altro fuoco e a nessun altro albero.
In questa maniera si consegue l'originalità.

Inoltre, dopo aver ammessa la verità per cui non esistono in tutto il mondo due granelli di sabbia, due mosche, due mani o due nasi assolutamente uguali, egli mi obbligava a esprimere, in poche frasi, un individuo o un oggetto in modo da renderlo particolare, da distinguerlo da tutti gli altri individui o da tutti gli altri oggetti della stessa razza o della stessa specie.

"Quando passa" mi diceva "davanti ad un droghiere seduto sulla porta, davanti a un portinaio che fuma la pipa, davanti a un posteggio di carrozze di piazza, mi faccia vedere quel droghiere e quel portinaio, il loro atteggiamento, tutto il loro aspetto fisico in modo da rivelare anche, con l'abilità dell'immagine, la loro natura morale, così che io non possa confonderli con nessun altro droghiere, con nessun altro portinaio, e mi faccia vedere, in una sola parola, in che cosa il cavallo di una carrozza di piazza non assomiglia agli altri cinquanta che lo seguono e lo precedono." Altrove ho sviluppato le sue idee sullo stile. Esse sono strettamente connesse con la sua teoria dell'osservazione ora esposta.

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